21 marzo 2012

Il Vinitaly che vorrei

Angelo Peretti
E così torna Vinitaly. Da domenica 25 a mercoledì 28 marzo, e questa è la novità da mettere alla prova. Basta con la vecchia formula dal giovedì al lunedì. Stavolta c'è un giorno di meno e si comincia di domenica per finire il mercoledì, appunto. Incrocio le dita e spero vada tutto bene, anche perché qualche piccola corresponsabilità nell'aver indotto la riflessione in favore del cambiamento ce l'ho anch'io. Mi dispiacerebbe se non funzionasse, parecchio.
Dal lato dell'adesione delle aziende, mi pare che le cose siano andate come al solito: tutto completo. Con una novità addirittura, il salone di quei vini che in giro si usa chiamare "naturali", e la definizione non mi piace per niente: i biologici e i biodinamici, insomma.
I visitatori probabilmente caleranno, perché c'è un giorno in meno, e manca soprattutto il sabato, che dal pomeriggio vedeva l'afflusso delle masse al pari della domenica, ma non è un problema: alla fin fine, Vinitaly avrebbe sempre dovuto essere una fiera per gli operatori, e gli espositori sarebbero lì per fare affari, mica per allestire, a spese loro, un grande wine bar per gente che vuol solo bere.
Il bagno di folla potrebbe ripetersi quest'anno la domenica, ma, pagato il tributo, gli espositori avranno tre giorni pieni per concentrarsi sul business (prima ne avevano di fatto solo due: il giovedì pomeriggio, tutto il venerdì e poi il sabato mattina, perché la mattina del giovedì era "coperta" dalle varie inaugurazioni, il sabato pomeriggio e la domenica c'era l'assalto della massa, il lunedì si sbaraccava). Spero lo capiscano soprattutto i ristoratori, che non mi pare abbiano frequentato granché il Vinitaly negli ultimi anni. Spero anche che, oltre ai ristoratori, i tre giorni feriali portino tutte le varie categorie dei compratori professionali. La sfida è questa, e il mondo del vino ha bisogno di vincerla.
Poi vedremo: i conti si faranno a salone chiuso. Però già da ora, e dunque in tempi non sospetti, dico qual è il Vinitaly che vorrei, quello che sogno per il futuro. Ed è un Vinitaly che sappia ancora meglio mettere in luce le aree tematiche o geografiche del vino. Una fiera nella quale il visitatore sappia esattamente che cosa trova nei vari padiglioni. Una fiera in cui non si perda tempo alla ricerca di questo o quel tipo di vino, dove si possa girare a botta sicura. Certo, già oggi c'è una qualche divisione per regioni, ma non sempre è così, e anche dentro agli spazi regionali non c'è completa chiarezza. Eppoi ci sarebbero le aree che non sono per forza "regionali" in senso amministrativo, com'è per esempio il "mio" lago di Garda. Posso dire che mi piacerebbe un padiglione dei vini del Garda? Ancora: vediamo come va (e secondo me va) il salone dei vini bio-qualcosa, ma vedrei volentieri anche un padiglione dedicato, per esempio, alla Federazione italiana dei vignaioli indipendenti, magari insieme ai rappresentanti dei vigneron indépendant francesi. Insomma: un Vinitaly che faccia riflettere sui "mondi" del vino, e che già dalla suddivisione dei padiglioni e delle aree interne ai padiglioni sappia "raccontare" con precisione la multiforme realtà del vino italiano. Un racconto che potrebbe rappresentare un plusvalore. Ma forse è troppo presto per parlarne.

1 commento:

  1. D'accordo con te Angelo, sulle visioni del Vinitaly che ti/ci piacerebbe.

    Io comunque da questa edizione mi aspetto delle belle cose.

    Ci troveremo all'interno di ViViT e l'interesse sembra tanto.

    Faremo i conti a fiera conclusa.

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