3 dicembre 2011

Haiku e Moscato

Angelo Peretti
Ritento la strada della forma di scrittura dell'haiku per cercare d'esprimere che cosa m'abbiano lasciato alcuni vini dopo, magari molto dopo, che li ho bevuti. Vini che m'hanno generato stupore non tanto per il calice in sé, ma per quanto quel bicchiere m'ha evocato. Ed è evocazione ti te stesso, quella che provi talvolta dopo il sorso. Credo che il vino possa in qualche modo raccontarti un po' della vita, appunto, ed è questo che rende fascinoso alcune volte l'assaggio. Come per le altre sperimentazioni sui testi brevi che ho provato a pubblicare sin qui, usare la definizione dell'haiku è formalmente improprio, perché in realtà non ne rispetto i canoni. Ma questo è quanto m'è venuto da scrivere, e mi fa piacere provare a proporlo a chi mi legge. Stavolta è il turno d'una tipologia che amo e che è sottostimata, e cioè il Moscato. Quello astigiano. Che talvolta rasenta la grazia.

ancora pioggia,
mi riscalda
la fiamma del ceppo

Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2003 Cà 'd Gal

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suono di carillon,
non c'è un'età
per essere bambini

Moscato d'Asti 2010 Paolo Saracco

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