19 novembre 2010

Vino in Bocca: la comunicazione del vino ed il (difficile) rapporto con Internet

Angelo Peretti
Vino in Bocca: era questo il titolo del "live blog" (interessante neologismo) che abbiamo tenuto oggi io ed altri "attivisti" della rete a San Michele all'Adige in un incontro promosso dall'Assoenologi del Trentino: insomma, una chiacchierata aperta alle controdeduzioni in tempo reale da parte del pubblico. Gli "altri" in questione erano Fabio Giavedoni, co-curatore della guida Slow Wine, Filippo Ronco, patron di TigullioVino, VinoClic, Vinix (e con lui, come supporter, Davide Cocco) e Stefano Caffarri di Appuntidigola, più, ed è stato bravo assai, Paolo Ghezzi, giornalista del quotidiano L'Adige, ufficialmente nella veste di moderatore, ma in realtà nel ruolo di co-relatore.
Probabile che della cosa qui e là si possa leggere nei prossimi giorni sul web. Però intanto pubblico qui di seguito i testi delle slide che ho utilizzato per il mio intervento. Che è stato impostato in forma apodittica.
Ora, se il termine testé citato vi ha di già fatto venire un leggero cerchio alla testa, sappiate che apodittico significa anche, grosso modo, "inconfutabile", e che insomma un discorso è apodittico quando non ammette mediazioni: o bianco o nero, o di qua o di là. Il che corrisponde, quasi sempre, alla maniera di porsi di chi bazzica il mondo dei blog: la mediazione non va di moda, sul web. Prendete dunque quanto dico come estremizzazione. Ma forse neanche tanto.
A proposito, il titolo della mia conversazione era: "La comunicazione del vino ed il (difficile) rapporto con Internet". Aggiungo che la foto che correda questo post è "rubata" dalle pagine Facebook di Armin Kobler, vignaiolo e blogger.
Ecco i testi.
La chimera del Mercato
Il Mercato non esiste: è un concetto astratto.
Esistono i mercati, o meglio, una pluralità di segmenti, costituiti da nuclei più o meno ampi di persone che hanno culture, propensioni, attitudini diversificate.
La domanda è: quali sono i “miei” segmenti, a quali segmenti posso o voglio rivolgermi?
Ogni azione di comunicazione va tarata in conseguenza della risposta data a questo interrogativo.
Conoscere per comunicare
Posso comunicare solo ciò che conosco: la pianificazione e la realizzazione di iniziative di comunicazione necessitano di fondarsi su chiari elementi cognitivi, configurabili secondo una serie di priorità.
Evidentemente, in assenza di tali elementi, l’attività di comunicazione poggia solo su considerazioni empiriche, che rischiano di risultare riduttive in termini di incisività.
Il posizionamento
Prioritaria ad ogni azione di comunicazione è un’indagine di posizionamento sul contenuto che si intende comunicare (prodotto, territorio, marca, denominazione, idea ecc.).
La comunicazione del vino
Per quanto riguarda il vino, per la sua comunicazione è necessario disporre di evidenze sul posizionamento in termini geografici (dove viene venduto il nostro vino?), settoriali (chi beve il nostro vino?), motivazionali (perché viene scelto il nostro vino), percettivi (qual è l’opinione dei consumatori e degli operatori?), prospettici (dove e quanto vendere in futuro?).
Tali informazioni costituiscono un pre-requisito fondamentale per dare efficacia alle azioni di comunicazione.
Una volta analizzato il posizionamento del prodotto-vino, è necessario individuare i segmenti verso i quali indirizzare le azioni di comunicazione, i linguaggi da utilizzare nella comunicazione verso quegli specifici segmenti e gli strumenti con cui comunicare a quegli specifici segmenti.
Internet come strumento di comunicazione
Internet può costituire un utilissimo strumento di comunicazione qualora si adottino forme di comunicazione coerenti con la scelta dei segmenti di interesse e dei linguaggi “dedicati”.
Soprattutto nella comunicazione on line, che si rivolge a lettori di livello di alfabetizzazione informatica molto diversificati, non è assolutamente irrilevante la scelta del linguaggio da adottare.
Il problema: il vino è compatibile con Internet?
Pur coinvolgendo una pluralità di valori immateriali, il vino è pur sempre un bene materiale: se il vino va assaggiato, degustato, bevuto, posso “sostituire” tali esigenze “fisiche” con uno strumento tipicamente immateriale come Internet?
Probabilmente, la risposta è “no”.
Internet: un incubatoio di idee
Ma allora qual è la vera opportunità che Internet offre alla comunicazione del vino?
La risposta è: essere un “incubatoio di idee” per verificare in tempi rapidissimi la sostenibilità di determinate progettualità del settore.
Qualora la scelta dei segmenti e dei linguaggi sia stata effettuata correttamente il riscontro offerto “in tempo reale” dal popolo del web offre alti livelli di attendibilità e consente dunque di impostare scelte strategiche rapidissime e spesse volte low cost.

3 commenti:

  1. Volevo solo dire che ero presente all'evento e fare i complimenti a tutti coloro che hanno avuto un ruolo nell'organizzare e nel vitalizzare l'incontro, compresi i partecipanti.
    Ovviamente la tematica e' molto vasta e complessa, come emerso anche dai singoli interventi, ma non poteva essere altrimenti.
    Sarebbe interessante approfondire le tematiche in un prossimo incontro, vista la particolare difficoltà (direi quasi avversità, almeno nel mio caso..), di noi produttori trentini nel comunicare le nostre realtà e soprattutto in modo univoco e coerente: il nostro TERRITORIO..

    Diego Bolognani

    RispondiElimina
  2. Grazie del commento, Diego. Per quel che può contare, ritenetemi a disposizione per qualunque approfondimento. Capisco che soprattutto per un piccolo vignaiolo sia difficile far fronte a mille incombenze, tra cui la comunicazione, ma ritengo che le opportunità ci siano, e notevoli. Purché si rispettino alcune, semplici, ma fondamentali regole.
    A proposito: no, io non credo che il territorio sia la soluzione, o meglio, che ne sia solo una parte, perché a vincere dev'essere invece il terroir, che è l'incontro virtuoso fra persone, culture, terra, clima, vitigni. Se non vogliamo usare un termine francese, scegliamo il latino: credo che occorra mettere in luce il genius loci, la genialità delle genti e del luogo, in modo da far emergere una precisa identità. Quella sì è vincente, al di là delle mode.

    RispondiElimina
  3. Ciao Angelo, il tuo intervento a San Michele mi ha stimolato una riflessione, avevo iniziato a scrivere un commento ma poi era troppo lungo e ne ho fatto un post:
    http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=7210

    Un caro saluto, Fil.

    RispondiElimina