25 febbraio 2006

Architecture in Helsinki - In case we die

Angelo Peretti
E già, che adesso ci ho invidia per Alessandro Masnaghetti. Che sulla sua fanzine vinicola, la bella e spartana e pulita Enogea, s’è messo a dar anche consigli di musica. E già che ha ragione: è piacer della vita anche questo. Dunque, l’imito anch’io. Cominciando da un disco stranissimo, inquieto, intrigante.
Loro sono gli Architecture in Helsinki, e con la Finlandia non han nulla a che fare, ché sono australiani. E il disco ha titolo-istruzione: «In case we die». Tradotto è come: «Casomai morissimo».
Dicono che il genere è avant-pop. Cosa sia ‘sto avant-pop non lo so. Invece so che questo cd è nuovo, apre prospettive. Fa bene al cuore, alla mente, al ventre. È mutazione continua, è zibaldone di suono, richiamo al già udito che si trasforma però ogni volta in qualcosa di nuovo. Ogni brano, una piccola suite di musiche e rumori e vocine in pochi minuti. Surf, fanfara, melodia, calipso, filastrocca, punk, canzonetta. Brivido continuo, mai aggressivo.
Gli Architecture sono otto: un collettivo di musicisti, d’artisti. L’etichetta: Moshi Moshi. La reperibilità facile, nei buoni negozi di dischi.
Geniali.
In case we die – Architecture in Helsinki - 2005